«Il fatto era che, dalla comparsa di Alma, sentivo un bisogno di muovermi mai provato, i nostri incontri erano più che altro pause: non avevo pace, giravo in
continuazione, come intorno a me stesso, senza una meta.»
La chiave, come scrisse una volta Bruno Maier, è nel labirinto: quello delle strade di Trieste, che si dipana come una geografia precisa e misteriosa ordinata dai movimenti di Alma, una visione sfuggente e insieme corporea, presente. E il labirinto interiore del protagonista, che dalla prima apparizione della donna non può fare a meno di sentirsene attratto, guidato da confusi sentimenti di devozione e inquietudine. Esiste davvero Alma, o è solo il riflesso di una vita pensata, di un’identità ancora da inseguire? O forse, più che comprenderla e decifrarla, è importante seguirne il richiamo, come per la vita.
Pubblicato per la prima volta nel 1980 da Adelphi, Il richiamo di Alma è considerata tra le maggiori opere di Stellio Mattioni, in cui l’elemento fantastico intreccia l’evidenza del reale e ne scalfisce i confini, mostrando quanto il senso di un’esistenza si annidi nel non detto, nelle suggestioni, nell’istinto di perdersi.
Prefazione della figlia dell’autore, Chiara Mattioni.
Postfazione di Gianfranco Franchi.
Illustrazione di copertina di Riccardo Fabiani.